
GRAND COMBIN, RECUPERATI 3 CAROTE E MIGLIAIA DI ANNI DI STORIA DEL CLIMA SULLE ALPI
Due carote totali (profonde quasi fino al bedrock, 99 m.) e una parziale. Un bottino grosso per i ricercatori di Ice memory, al rientro dai sedici giorni di spedizione sul Corbassière, il principale ghiacciaio del massiccio del Grand Combin.
“Questo carotaggio ha un grande valore simbolico, oltre che scientifico, sia perchè chiude il cerchio iniziato con il tentativo del 2020, poi fallito a causa delle pessime condizioni del ghiaccio, sia perchè è stato effettuato su uno dei ghiacciai alpini più fragili in assoluto”, il commento del responsabile della spedizione, Jacopo Gabrieli.
Pur trovandosi a una delle quote maggiori in Europa infatti, il ghiacciaio che ricopre il Grand Combin si sta ritirando a un ritmo impressionante, soprattutto a causa del grande sbalzo di temperature che si verifica tra aprile e maggio. Il crollo dei seracchi avvenuto nel 2022 e la conseguente tragedia che ha coinvolto una ventina di alpinisti sono la prova della gravità del fenomeno.





Nel maggio 2025, i ricercatori di ISP-CNR Venezia, dell’Università Ca’ Foscari e della Fondazione Ca’ Foscari ha inizialmente allestito il campo base a Ollomont, testando le prestazioni del nuovo carotiere elettro-termico, in grado di fornire dei dati altamente tecnici durante il carotaggio. Una volta trasferito al campo remoto, posizionato a 4100 m., alle pendici del ghiacciaio, il team ha allestito le operazioni di rilevamento georadar in condizioni sfidanti: temperature percepite fino a -35°C e raffiche di neve e vento fino a 100 km/h!
Nonostante le difficoltà, i risultati degli studi preliminari identificano con successo il dome (l’area in cui effettuare il carotaggio), dando il via libera alle operazioni. Il carotaggio procede lentamente a causa della presenza di materiali o dell’eccessiva liquidità del ghiaccio negli strati più superficiali. Raggiunti quasi i 50 m. di profondità, ulteriori detriti e l’instabilità del materiale da raccogliere rallentano nuovamente le attività sul campo, costringendo il gruppo di lavoro a spostarsi su un altro sito.
I ricercatori optano per la perforazione nelle ore notturne, assistiti dalle temperature più rigide e per un carotiere elettro meccanico. In una sola giornata di lavoro vengono superati i 65 m. di profondità. Il segnale atteso dai ricercatori al campo base, che raggiungono i colleghi sul Grand Combin e inseriscono i campioni raccolti nelle apposite casse, conservandoli a -20°C. Alcune carote verranno studiate nei laboratori di Venezia, per un’analisi che potrebbe portare a delle prime conclusioni. Le altre verranno trasportate e sepolte temporaneamente nella base scientifica Concordia, in Antartide, assieme agli altri campioni raccolti sui ghiacciai Gorner, Calderone, Holtedahlfonna e Colle del Lys, “pronte all'uso” delle future generazioni di ricercatori.
Nel frattempo, la chiusura delle operazioni tarda a causa del meteo instabile. I ricercatori ne approfittano per portare la perforazione alla profondità record di 98,90 m., in prossimità del bedrock, dove inizia lo strato roccioso. Un risultato straordinario, che permetterà di salvare oltre 10.000 anni di storia del clima sul Grand Combin, quando il ghiacciaio che lo ricopre sarà ormai completamente scomparso.
i risultati della spedizione sul colle del lys
E’ terminata con successo la spedizione del progetto Ice Memory sul ghiacciaio Colle del Lys.
Gli scienziati del team di ricerca hanno lavorato per circa dieci giorni, allestendo il campo base a un’altitudine superiore ai 4000 m., ed estraendo due carote di ghiaccio lunghe oltre 100 metri ciascuna.
Operazione riuscita dunque, nonostante la presenza di uno strato liquido nel firn (i primi 15 metri dello strato di ghiaccio), a dimostrazione di come la fusione dei ghiacciai alpini, per effetto dei cambiamenti climatici, abbia raggiunto quote che prima di questa perforazione erano quasi inimmaginabili.
Il carotaggio di uno dei ghiacciai più sofferenti delle Alpi ha chiuso così il cerchio delle operazioni sul campo, avviate proprio sul Monte Rosa nel 2021, quando furono estratti i primi campioni dal Colle Gnifetti.


Diverso il destino delle due carote raccolte: una verrà analizzata nel breve termine dai ricercatori presso i laboratori dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’altra andrà invece ad arricchire la “memoria di ghiacci” che nel 2024 verrà depositata nella stazione italo-francese Concordia, in Antartide.
Assieme ai campioni raccolti nelle spedizioni precedenti - Grand Combin, Gorner Calderone, Holtedahlfonna - quello del Colle del Lys permetterà così di ricostruire la storia ambientale degli ultimi 10.000 anni. Ciò accadrà quando, per gli effetti dei cambiamenti climatici, già irreversibili, quasi tutti questi ghiacciai saranno ormai estinti.
i risultati della difficile spedizione alle svalbard
La ricerca condotta dal progetto Ice Memory per comprendere cause ed evoluzione del cambiamento climatico ha fatto tappa nel 2023 alle isole Svalbard (Norvegia).
La zona Artica, conosciuta per i colori dell’aurora boreale e le corse con le slitte trainate dagli husky, è anche la regione in cui negli ultimi decenni è stato registrato un aumento delle temperature quattro volte maggiore rispetto all’incremento medio del resto del Pianeta.
L’amplificazione artica, questo il nome del fenomeno che in estate spinge il termometro di alcune zone fino ai 10 gradi centigradi sopra lo zero, non ha di certo risparmiato il ghiacciaio più esteso dell’arcipelago, l’ Holtedahlfonna.
E’ qui che si sono concentrate le attività della missione guidata dal Consiglio nazionale delle ricerche. Gli scienziati hanno trascorso 23 giorni in un campo remoto allestito a 1150 metri di quota, tra raffiche di vento e temperature che superano i -40 gradi centigradi. L’obiettivo, come per le spedizioni precedenti, era l’estrazione di tre campioni di ghiaccio, per disporre di un archivio di informazioni sull’evoluzione del ghiaccio artico nel corso dei secoli.


Oltre alle condizioni ambientali estreme, durante il primo tentativo di perforazione, una volta raggiunti i 24 metri di profondità, i ricercatori hanno dovuto fare i conti con una falda acquifera che ha restituito una carota liquida. Un amaro, ma chiaro segnale di come lo scioglimento del ghiacciaio sia giunto ormai a uno stadio avanzato.
Da lì la necessità di trasferire tutte le strumentazioni di carotaggio 13 metri più in alto, sulla sommità del ghiacciaio Dovrebreen che alimenta l’Holtedahlfonna. In questo sito è stata completata l’estrazione di tre campioni della lunghezza di 74 metri ciascuno, una profondità inferiore rispetto a quella prevista inizialmente, ma che dovrebbe bastare per ricostruire la storia climatica della regione.
Le operazioni, che date le condizioni difficilmente potranno essere ripetute in futuro, si sono dunque concluse con successo.
Cosa succederà ora alle carote? Nel 2024 i campioni verranno trasportati nella stazione italo-francese di Concordia situata in Antartide, dove verranno stoccati a -50 gradi centigradi (senza l’utilizzo di energia) e saranno studiati dalle future generazioni di scienziati. È stato compiuto un altro piccolissimo passo per la ricerca di una soluzione al fenomeno della crisi climatica!